Caivano, un paese sfortunato…

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Non voglio cominciare dalla notte dei tempi, ma subito dopo l’unità d’Italia Caivano possedeva un tavoliere di terreno fertile e coltivabile.

Il mancato rinnovamento da inizio 900 a dopo la guerra

Il primo attacco scellerato lo subimmo quando i governanti di allora decisero di non far passare la ferrovia sul nostro territorio, perchè a loro dire, avrebbe portato solo fumo e rumore, penalizzando così un paese di una risorsa innovativa.

La ferrovia fu spostata a Frattamaggiore facendola diventare in pochi decenni una vera e propria città. Arriviamo poi al dopoguerra.

Finisce l’era del ventennio e dei Savoia e incomincia quella della Repubblica cosiddetta democratica. Sono passati sessant’anni e non siamo stati in grado di dotarci di una variante decente che consentisse perlomeno ai carichi eccezionali di accedervi e non mettere tutti i giorni a repentaglio la vita e la salute dei residenti percorrendo il corso principale.

Un’altra scelleratezza la subimmo quando gli amministratori di allora o per lotte intestine o per una ‘mangiata’ di voti o a loro dire a difesa di negozi che ora ugualmente fanno fatica a rimanere aperti non permisero all’imponente centro commerciale Campania di edificarlo sul nostro territorio, penalizzando così l’impiego di 6000 giovani caivanesi. Ora è ubicato a soli 14 metri dal nostro territorio.

Siamo così assuefatti e sfortunati da non accorgerci di abitare in uno squallido dormitorio pubblico in cui anche il sonno viene turbato da continui fuochi pirotecnici esplosi a tutte le ore della notte, ma anche di giorno, senza regole e senza intervento delle autorità preposte.

Nessun amore per la nostra città

Ma come è possibile non accorgersi che da anni abbiamo rinunciato a coltivare l’amore di essere città?

Un luogo arido primo d’animo, con i colori della tristezza e senza identità. Non è necessario andare in Valtellina o in Brianza per renderci conto in quale stato di abbandono siamo precipitati, basta guardare i progressi di paesi limitrofi come Cardito, Crispano, Frattaminore, Cesa poi Afragola e Aversa essendo città a tutti gli effetti.

Ultimamente dialogando con un vecchio intellettuale sono rimasto turbato dalle sue affermazioni, infatti sosteneva che in tanti anni Caivano aveva partorito la maggior parte di megalomani, millantatori, faccendieri, voltagabbana e saltimbanchi, addirittura un personaggio per un pelo di … era disposto a firmare tutto e il contrario di tutto.

e Riggiulari

Ah, quasi dimenticavo, Caivano un tempo una identità l’aveva e veniva apprezzata in tutto il mondo per bravura e professionalità dei propri artigiani. Era un segmento dell’edilizia, ‘e’ Riggiulari’. Adesso per mancanza di lavoro dovuta a una crisi generale o a stranieri bravi, ma sfortunati, perchè offesi e ricattati da caporali senza scrupoli.

I nostri specialisti li vedi vagare sul corso come zombie in attesa di trovare qualche ‘loculo’ dove trascorrere un decente riposo eterno.

Caivano è un paese sfortunato

E tornando all’attualità e alla nuova tornata elettorale, non si vede niente di nuovo, son sempre gli stessi… Caivano resta un paese sfortunato.

(l’articolo è un estratto di quello pubblicato sul periodico ‘L’occhio sulla città del 25 settembre 2010 del direttore Parrella.

 

 

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