Violenza sulle donne, la prevenzione che salva la vita

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“No, non avere paura quando vai a dormire sola”, è questo il ritornello di una nota canzone di Tommaso Paradiso, il quale ha vissuto fin dai primi istanti della sua vita, il senso dell’abbandono da parte del padre e con una sensibilità fuori dai canoni, ha scritto questa canzone dedicandola a tutte le donne sole.

In questa giornata è doveroso esplicare i numeri e le voci della violenza, ma è giusto ricordare che per ogni uomo violento esistono altri dieci che non picchiano, ma amano le donne.

Dati Istat

Casi di violenze, aggressioni, molestie e mobbing sono all’ordine del giorno. Se diamo uno sguardo alle statistiche ci rendiamo conto che i numeri sono impressionanti. In Italia, secondo i dati ISTAT:

Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale:

il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subito violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

Le violenze fisiche o sessuali sono commessa dai partner o ex partner per il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.

Il 24,7% delle donne ha subito almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.

Le donne subiscono minacce (12,3%), sono spintonate o strattonate (11,5%), sono oggetto di schiaffi, calci, pugni e morsi (7,3%). Altre volte sono colpite con oggetti che possono fare male (6,1%).

Meno frequenti le forme più gravi come il tentato strangolamento, l’ustione, il soffocamento e la minaccia o l’uso di armi.

Perché si celebra il 25 novembre

Il 25 novembre ricorre la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne perché nel nel 1960 (in questa stessa data) furono uccise le sorelle Mirabal, delle attiviste politiche della Repubblica Domenicana. La data è stata scelta come giorno per ricordare tutte le attività a sostegno della donna, sempre più vittima di violenze e soprusi.

Le sorelle Mirabal

Il femminicidio

Quando si parla di violenza, bisogna scindere bene le cose. Oltre alle molestie e alle aggressioni, ai fenomeni di mobbing e al burnout, che sono situazioni che provocano enorme stress psico-fisico, ma sono superabili con strategie coping adeguate, esistono momenti in cui una donna comincia ad avere davvero paura, ed è quando entra nella spirale del processo di vittimizzazione. Un percorso lento che si instaura tra la vittima ed il suo carnefice.

Si comincia con la battuta offensiva, con le accuse infondate e le  ingiurie, per poi finire in ospedale…

Violenza verbale, psicologica, fisica, sessuale, fanno parte di un’unica matrice, e sono da arrestare immediatamente. A volte, non è semplice intuire i segnali, ma i sintomi sono identificabili sul corpo e sulla mente. Il nostro organismo ci avvisa subito quando stiamo vivendo una situazione che colpisce la nostra sicurezza. Entriamo in uno stato di vigilanza eccessivo, o in caso estremo, all’apatia più totale.

Quando qualcuno sembra negarci il diritto di essere noi stessi, quasi certamente siamo in una relazione tossica…

In questi casi, abbiamo la libertà di poter scegliere. Se è vero che non possiamo evitare certi episodi di violenza, una cosa possiamo farla, non permettere che certi sintomi si trasformino in reati e quindi agire in tempo.

 

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