“Perché cercate tra i morti colui che vive?” Furono queste le parole di Gesù, quando dopo la Resurrezione, apparve a Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo al sepolcro senza il suo corpo e furono loro che portarono la testimonianza di Cristo Risorto agli altri discepoli.
La vita dopo la morte esiste…
Il messaggio è semplice, l’anima dopo la morte continua ad esistere. Il corpo è solo uno strumento che ci permette di vivere la vita terrena, ma esiste anche un’altra dimensione che non possiamo trascurare.
La vita dopo la morte comincia dai ricordi…
E’ così che tra i viottoli del cimitero, è possibile dar voce agli spiriti erranti di giovani combattenti di guerra, di poeti e scrittori, di sacerdoti che hanno resistito in guerra, di uomini e donne dai poteri carismatici, di tanti bambini che non hanno mai visto il futuro da adulti.
Tutti i defunti hanno una storia da raccontare, sentimenti che restano a volte inespressi per i loro cari che incrociano i loro sguardi solo attraverso una foto ingiallita dal tempo.
Dati del cimitero di Caivano
Attualmente, il cimitero di Caivano si estende per 40mila metri quadrati, e ospita 8mila loculi comunali ed altrettanti 8mila loculi privati. In totale, il numero complessivo dei defunti è tra i 16 e i 20 mila.
Esistono 6 campi di inumazione che ospitano dai 150 ai 200 defunti interrati.
La media annuale dei decessi è di circa 300 morti all’anno, che resta inalterata da 10 anni.
Il cimitero ha delle cellette disponibili per eventuali collocazioni di urne cinerarie. Solo quest’ anno, sono stati effettuati 30 decreti per cremazione.
Ci sono tombe dell’Ottocento, altre ancora più antiche. Il Tempietto dell’ossario conta scheletri di ogni epoca, alcune ossa furono ritrovate in una fossa comune, e poi pulite e conservate. Dopo sette anni di lavoro, è stato possibile organizzare l’ossario in base alla morfologia delle ossa.
La frase napoletana “a refrische ‘e ll’anime d’o priatorio”, intende esprimere il sollievo per le anime dall’arsura delle fiamme del purgatorio, anche attraverso un’attività meramente pratica, la “pulizia” dei teschi negli ossari.
‘A livella di Totò’
‘A morte ‘o ssaje ched”e?… è una livella.
‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo,
trasenno stu canciello ha fatt’o punto
c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme:
tu nu t’hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò, stamme a ssenti… nun fa”o restivo,
suppuorteme vicino-che te ‘mporta?
Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive:
nuje simmo serie… appartenimmo à morte!
Proprio nei pressi dell’ossario, sorgono due lapidi distanziate da pochi centimetri, la prima è di Pietronudo Andrea, conosciuto da tutti come “Andrea Capa e’ chiuovo” e a seguire, il signor Luigi Galascio.
Andrea Pietronudo (nato nel 1910 e morto nel 1984) aveva un potere speciale, riusciva a percepire quando un’anima stava per trapassare; era presente infatti ad ogni funerale di qualunque cittadino di Caivano.
Era un uomo che per difendere un suo grande amore, aveva abbandonato tutti i suoi averi ed era rimasto povero. Era solito chiedere una sigaretta, ma non voleva offerte. La lapide gli fu donata dall’amministrazione comunale dell’epoca e in suo ricordo, oggi dopo tanti anni, alcune persone ancora posano sulla sua tomba delle sigarette in onore della sua memoria.
Proprio accanto a lui ritroviamo la tomba di Luigi Galascio, proveniente dagli Stati Uniti, stabilitosi poi a Pascarola. Era un uomo molto influente, un ricco proprietario terriero. Nacque nel 1905 e morì nel 1977.
Il suo corpo è imbalsamato. Al suo funerale, la moglie diede disposizione a tutta la comunità pascarolese di partecipare in abito elegante. Fu realizzato un’esequie in pompa magna.
Oggi il ricco e il povero giacciono insieme
La livella di Totò esemplifica il concetto, secondo cui, davanti alla morte non esiste alcuna differenza di status sociale.
La morte non fa sconti a nessuno, nemmeno ai bambini…
Passando tra le lapidi, troviamo epigrafi struggenti dedicate ad anime innocenti strappate a questa terra con una violenza disumana. E’ il caso della piccola Fortuna Loffredo, uccisa il 24 giugno 2014. Anche per lei, i funerali furono organizzati dall’amministrazione vigente e dalla ditta funeraria locale.
Altri bambini hanno avuto lo stesso tragico destino, ma le cause del loro decesso sono ancora da accertare. E’ il caso di Antonio Giglio, bambino di 4 anni precipitato dalla finestra dell’abitazione della nonna, il 28 aprile 2013, e sulla sua morte ci sono ancora indagini in corso.
Il campo delle piccole anime innocenti
Il campo dedicato ai bambini è uno strazio senza fine, eppure è un luogo che dona pace a chi decide di dedicare loro una preghiera.
Ci sono volti e e nomi sconosciuti, tombe antichissime. Nessuno sa niente di quei corpi, troppo antichi e troppo piccoli per essere riconosciuti.
E’ usanza dei cittadini lasciar loro un fiore e dedicare una preghiera… Per i cuori più sensibili, s’intende.
Donne e uomini con doni speciali…
C’era anche chi aiutava le giovani partorienti o le donne che non riuscivano a restare incinte a pregare e a trovare la forza in Dio, come il caso della signora Cattolica Guarino, originaria di Pascarola. Lei aveva sempre vissuto, fin da piccola, a contatto con il mondo ecclesiastico. Una donna di bassa statura, il suo nome “Cattolica” sigillò il suo destino.
Aveva sofferto molto nella vita, ed era da sempre sfuggita al patriarcato. Preferiva vivere in solitudine, dedicandosi solo a Dio, ma al tempo stesso era un punto di riferimento per la comunità di Pascarola, quando dovevano nascere i bambini.
Lei avvertiva in anticipo, se una donna stava per avere un figlio. Ancora oggi, le giovani coppie alla sua tomba dedicano una preghiera, con la speranza di una nuova nascita.
“L’ Omm muort”
Alfonso Fiano ricordato dal popolo di Caivano come “Omm muorto” nacque a Napoli il 7 ottobre 1848 e morì il 1° dicembre del 1872, a soli 24 anni. Morì nell’agro acerrano, per un tragico errore in una battuta di caccia. Il suo corpo fu ritrovato solo grazie ad un episodio molto singolare.
Alfonso apparve in sogno ad una signora di Caivano, “Bettina” che viveva a via Rosano. Nel sogno, la donna lo vide nelle sue fattezze umane e fu lui a dirle dove erano i suoi resti; proprio secondo le sue indicazioni fu ritrovato.
Nessuno conosceva il suo volto e un pittore di Caivano “Mimì” lo dipinse su suggerimento del sogno della signora Bettina. La sua tomba è piena di candelabri e fiori bianchi, per ricordare la sua giovane età.
Il miracoloso Giamante
Sulla vita di Giovan Battista Alibrico potremmo scrivere un intero volume. La sua famiglia ci ha autorizzati a poterne parlare. La sua storia è alquanto controversa.
Nel 1912 un bambino di 6 anni di nome Giamante, mentre si trovava con suo padre contadino, in aperta campagna, fu graziato da un dono… Gli apparve la Madonna, in una luce radiosa.
Da quell’istante tra il bambino e la Madonna cominciarono dialoghi di una profonda spiritualità; la Madonna gli diede l’immagine del suo cuore con il compito di mostrarla ai passanti, affinché guardandola potessero convertirsi.
Giamante iniziò la sua missione, e nonostante fu maltrattato e deriso da chi non gli credeva, continuò a portare avanti il messaggio della Madonna. Egli non sapeva né leggere e né scrivere, eppure conosceva tutto perché pare che la Madonna gli suggerisse cosa dover fare ogni singolo giorno.
Vent’anni prima che morisse, all’età di 13 anni, la Madonna gli venne ancora una volta in sonno dicendogli che prima o poi il suo compito sarebbe stato portato avanti da un’altra persona.
Continuò quest’opera il 23 febbraio del 1993, quando padre Renato Di Afragola si recò a Caivano presso la tomba di Giamante e avvertì misteriosamente la sua voce:
“Tu sei quello di cui la Madonna mi aveva già parlato tanti anni fa tutto quello che io ho acquistato sarà tuo. Sii un fedele custode dei miei doni”.
Padre Renato si commosse profondamente e sentì che dietro il comando della Madonna, il miracoloso Giamante gli stesse trasferendo tutti i suoi carismi.
Giamante, consumato da sofferenze fisiche e morali, si spense all’età di 33 anni a Casolla, il 10 settembre 1940, e padre Renato, animato dalla forza della Madonna, ha girato il mondo annunciando questa grande verità.
Parlando con Antonio Alibrico, suo parente più prossimo, abbiamo saputo che per evitare che il sacerdote Renato ne approfittasse del dono di Giamante per arricchirsi, gli fu espressamente vietato di chiedere dei soldi ai fedeli che desideravano miracoli in suo nome.
Giamante, effettivamente, aveva poteri miracolosi. Riusciva a guarire con le mani, e solo dopo di lui, il suo potere fu trasmesso ad un signore di Caivano, Francesco Alberino, che entrava in trance quando c’era qualcuno da curare.
Quando veniva evocato il suo spirito, Giamante era solito indicare l’ospedale di San Giuseppe Moscati ad Aversa, come un luogo sacro per curare gli ammalati.
Riusciva sempre a scoprire la verità, come un giustiziere. Trovava, in ogni caso, un modo per difendere le mogli da quei mariti che sperperavano il denaro nel gioco e difendeva i deboli dai briganti. Era di statura altissima. Un uomo che sorprendeva per la sua presenza. Molti racconti di caivanesi, tramandati nei vari anni, sono ancora conservati nella memoria collettiva.
Giamante era solito passeggiare per le strade di campagna di Casolla e non fu raro, vederlo imbattersi in scene violente. Era un uomo senza mezze misure. Perdonava solo gli umili e i puri di cuore.
Il suo destino fu travagliato da mille ostacoli e morì all’età di Cristo, a 33 anni.
Ancora oggi, sulla sua tomba, ci sono ex voto di persone che sostengono di essere state guarite da lui e tante immagini di persone ormai decedute. Molti medium e sensitivi arrivano da diverse parti della Campania per andare a visitarlo. Alcuni dipendenti del cimitero ci hanno riferito che spesso veniva una persona di Frattamaggiore, molto legato a Giamante, e altri da Salerno.
Molti caivanesi conservano nelle proprie abitazioni, soprattutto la zona del centro storico e in parte via Diaz, dei quadri con il suo volto.
Ormai è riconosciuto come un vero e proprio santo, anche se non è stato beatificato. Diverse persone hanno provato ad evocarlo. A via Sonnambula, esiste ancora una casetta a piano terra, dove si facevano sedute spiritiche per evocare attraverso un medium l’anima di Giamante. Pratica abbandonata nel corso degli anni, anche se non escludiamo del tutto che ciò non possa ancora verificarsi.
L’anima di Giamante è strettamente collegata alla Madonna del Terremoto a Casolla.
Preghiera al miracoloso Giamante
Per chiedere le grazie,
anima santa
che te ne andasti al cielo come colomba bianca,
non ti dimenticare
di noi miseri e lacrimanti,
che ti invochiamo miracoloso Giamante,
per quel sacro vincolo d’amore
che ti e ci unisce alla Madonna del Terremoto
per mezzo di padre Renato farà la grazia.
Pater Ave Gloria
Ancora oggi, ci sono persone che pregano Giamante per qualsiasi malanno.
Altre storie da raccontare…
Ci sono tante altre storie interessanti da raccontare sulla storia del cimitero di Caivano.
Vi aspettiamo alla prossima puntata…