Omelia di Don Peppino, un omaggio al popolo caivanese

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Omelia di Don Peppino, un omaggio al popolo caivanese

Ieri sera, le luminarie sul corso sono state accese e i caivanesi hanno cominciato a respirare aria di festa. Presso il Santuario di Maria S.S. di Campiglione, diversi sacerdoti erano presenti per festeggiare la Madonna in tutto il suo splendore. La Santa Messa è stata celebrata da Don Antonio Cimmino della Chiesa di Santa Annunziata.  Nel cortile, abbiamo incontrato Don Peppino, sacerdote della Chiesa di San Pietro, che ha voluto condividere con noi la sua bellissima omelia dedicata al popolo caivanese.

Omelia di Don Peppino

Forse capita anche a te di dire: «non ho più tempo per me». Dobbiamo pensare a mille cose: il lavoro, la casa, le bollette, la spesa, le scadenze, i figli, i nonni, gli amici… non resta tempo per noi. Non troviamo più un momento per guardarci allo specchio e chiederci: “Come va?”. magari brontoliamo, borbottiamo, ci lamentiamo, ma non sappiamo più come stiamo, non sappiamo più come stiamo “dentro”.

  • Sei arrabbiato per qualcosa? Sei deluso da qualcuno?
  • Sei affaticato dal lavoro?
  • Sei ferito per un’ingiustizia?
  • Ti senti isolato?
  • Sei triste perché qualcuno non ti capisce?

Ecco, queste domande ci potrebbero aiutare a dare un nome ai nostri lamenti, a prenderci in mano la nostra vita e provare a lottare o, almeno, ci porterebbero a chiedere aiuto. Le dimensioni della vita sono molte, noi conosciamo soltanto alcune piccole espressioni legate alla nostra attuale esperienza, quindi limitate dalle nostre preoccupazioni, dai nostri problemi, dalla nostra sensibilità e dalla nostra ragione, non possiamo andare oltre.

Non sappiamo esattamente, perché la vita è molto più complessa del piccolo modello che noi ne abbiamo fatto o ne stiamo facendo lungo il tempo della nostra storia.

Abbiamo bisogno di innamorarci della realtà che viviamo…

L’umanità ha bisogno di persone che, quando ri-iniziano il loro cammino, pensino non solo a se stesse, ma al cosmo, all’universo intero.

In questo senso noi occidentali siamo assai infantili, limitati dal nostro individualismo. La sfida per noi è quella di diventare sempre più coraggiosi nell’ascoltare la voce di Dio e degli altri. Il primo passo che serve alla nostra esistenza quotidiana è quello di innamorarsi della realtà. La realtà è fatta di persone, stranieri, religioni, animali, piante, oggetti, materia: noi dobbiamo imparare a guardare la realtà innamorandocene per volerle bene e prendercene cura. Noi siamo abituati a pensare di avere cura della realtà come dovere morale. Noi sappiamo che dobbiamo amare il nostro prossimo, i vicini e i lontani, che dobbiamo amare la natura, il cosmo. «Tu amerai»: è la legge scolpita nella pietra, che è manifestazione di qualcosa che portiamo dentro. La realtà ha le sue leggi,la sua storia, i suoi segreti.

Innamorati di Gesù…

Per vivere bene la relazione con la realtà dobbiamo diventare persone profondamente innamorate di Dio, del mondo, della natura, delle persone. Gesù ha rappresentato un salto qualitativo nell’esistenza umana, un modo di vivere l’improponibile. Solo Gesù lo viveva, nessuno lo accoglieva. Anzi, tutti lo consideravano un modo assurdo, inefficace e quindi impraticabile. Quando Gesù diceva che di fronte all’ odio era necessario amare di più, che di fronte all’egoismo era necessario esprimere forme di gratuità prima mai espresse, che di fronte al peccato era necessario usare misericordia o di fronte alla violenza assumere atteggiamenti di mansuetudine e mitezza, quante difficoltà e incomprensioni trovava. Gesù attendeva che l’uomo rompesse le sue resistenze psicologiche, umane, esistenziali e sociali.

Maria, Madre del mondo…

Era una resistenza profonda, che non riguardava solo gli apostoli. La qualità nuova di esistenza che Gesù proponeva era irrazionale rispetto ai modelli della cultura corrente e alle acquisizioni spirituali dei millenni precedenti. E dopo duemila anni abbiamo anche noi le stesse resistenze. Gesù ha rappresentato un salto qualitativo nell’esistenza umana. In base al principio dell’amore per Gesù la resurrezione non è soltanto l’ingresso nella forma definitiva di vita ma rappresenta anche la verifica della verità della sua proposta di salvezza. E chi nella sua umanissima vita ha partecipato di questo progetto? E’ stata la Madonna, la mamma sua e nostra. Per questo motivo nessun fraintendimento sul ruolo giocato dalla Vergine nell’economia della salvezza, « Maria – scrive papa Montini – è strada che conduce a Cristo. Ogni incontro con lei non può non risolversi in un incontro con Cristo stesso». Un ruolo, una presenza, sottolineato da tutti i santi che mette in risalto le meraviglie di Dio operate in Gesù Cristo per noi, perché noi potessimo diventare “Santi e immacolati nell’amore” e partecipare di quell’unico progetto di cui Gesù è il Modello.

 

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