PISA. «Sì, sono stato io a sparare all’automobilista». Quella finora era un’accusa sempre respinta e che in primo grado gli era costata una condanna a 18 anni per tentato omicidio e rapina, con l’ammissione davanti alla Corte d’Appello da parte dell’imputato di essere l’autore del colpo che centrò in pieno volto un passante la sentenza di condanna è scesa a 15 anni.
Emanuele Andreozzi, 31 anni, di Caivano (Napoli), da anni rinchiuso a Poggioreale, lunedì sera di fronte ai giudici di secondo grado ha ammesso di aver sparato a Riccardo Sassi, 55 anni, impiegato di Pontedera. Ferito per caso e senza colpa solo perché Andreozzi, a questo punto reo confesso, in fuga con i complici dopo la rapina al Panorama lo aveva scambiato per un cittadino che voleva seguirli per segnalare gli spostamenti alle forze dell’ordine. Per gli stessi fatti sei imputati sono stati condannati in primo e secondo grado e ora sono in attesa del ricorso in Cassazione. Chi fosse stato a premere il grilletto è sempre stato il dubbio che ha accompagnato prima le indagini e poi il processo di primo grado. La ragionevole certezza che fosse stato Andreozzi era stata provata dal pm Giancarlo Dominijanni che aveva invocato una pena di 22 anni davanti al collegio del Tribunale di Pisa.
L’imputato, però, aveva sempre negato. La dichiarazione di ammissione della responsabilità gli è valsa un piccolo sconto di pena. Il raid che il destino non trasformò in tragedia si consumò la mattina del 18 giugno 2012 prima al Panorama di Pontedera e poi nelle vie di fuga imboccate dalla gang con il bottino di 82.000 euro.
L’unica colpa di Sassi, assistito come parte civile dall’avvocato Flavio Costamagna, fu quella di trovarsi dietro la banda in fuga e di essere scambiato per un passante che voleva seguire i rapinatori tenendo un collegamento con carabinieri e polizia. In effetti ci fu un passante, con un’auto nera, che si era messo all’inseguimento dei banditi, ma la centrale operativa della questura a cui aveva telefonato gli vietò di proseguire. La ruota del destino girò davvero storta per Sassi che aveva una macchina simile per modello e colore e che si ritrovò dietro ai fuggitivi. Di qui il fraintendimento concluso con lo sparo. Un colpo di pistola che ora Andreozzi ammette di aver esploso contro l’impiegato, vittima incolpevole di un rapinatore che aveva perso la testa.
Andreozzi venne arrestato dalla squadra mobile di Pisa a Caivano nell’ottobre 2014. Fu l’ultimo della banda a finire in cella. Nel novembre 2014 gli altri arrestati (dicembre 2013) decisero di ricorrere al rito abbreviato per farsi giudicare. Il gup Giuseppe Laghezza condannò (sconto di un terzo della pena per effetto del rito) a 18 anni Patrizio Amendola, 52 anni di Caivano, considerato il capo della banda; a 16 anni Antonio D’Ambrosio, 52 anni e Salvatore Lamanna, 54, di Napoli; a dieci anni e otto mesi Francesco Di Marco, 63 anni, imbianchino, di Ponsacco e Arturo Storico, 46, piastrellista, di Capannoli (entrambi considerati i basisti),mentre era stato assolto Pasquale Puro, 50 anni, di Frattaminore.