Caivano, i clan ottennero 100mila euro per i lavori del Castello. E il sacerdote di Casolla “accusato” di portare denaro a San marino

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CAIVANO – Nella maxi-operazione di ieri contro la camorra (45 arresti e 79 indagati, in carcere tutti i principali esponenti di spicco della mala Caivanese e del circondario di Napoli), in cui hanno dato una mano le dichiarazioni di una decina di pentiti, è coinvolto un sacerdote locale, Salvatore Barricelli, parroco della chiesa di Casolla, che però, precisiamo, non è stato raggiunto da nessun avviso di garanzia, almeno a leggere l’ordinanza di custodia cautelare; la sua posizione comunque sarebbe ancora al vaglio dei pm.

Ma ovviamente il comportamento del parroco, da quel che ne esce dalle carte, è sicuramente poco “etico” dal punto di vista religioso e morale. Secondo le accuse mosse dalla Procura, il clan Moccia si sarebbe servito del religioso per trasportare soldi in nero nel paradiso fiscale di San Marino sfruttando l’insospettabilità del prete che, come si evince dalle attività di intercettazione disposte dalla Dia, alcuni camorristi dicevano che nascondeva i soldi sotto l’abito talare. Nel 2012 il prete avrebbe viaggiato fino a San Marino in compagnia di un imprenditore che, secondo la Dia, era amministratore di una società di fatto appartenente al gruppo criminoso. Un’altra volta in compagnia di un poliziotto finito ieri mattina nel carcere militare con accuse gravissime.

Inoltre, i giudici hanno scoperto che il titolare ditta che aveva in appalto i lavori del restauro del castello medievale di Caivano (poi stoppati dall’allora commissario Contarino nel 2015 per irregolarità nei pagamenti, ndr), che è di Afragola, sarebbe stato costretto, tramite  minacce varie a versare 40mila euro, in diverse “rate”, a titolo di tangente a tre esponenti della camorra afragolese; poi avrebbe pagato altri 70mila euro ad altri sette esponenti della mala, sempre di Afragola. Questi fatti sono stati accertati dalla polizia giudiziaria fra il 2011 ed il 2012.

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