Caivano 11 Ottobre 2017
Caro direttore Francesco Celiento,
leggo con profonda tristezza della faccenda sui matrimoni celebrati nel santuario della Madonna di Campiglione in Caivano. Ti dico subito che quel listino a me non piace. Detto questo ritengo necessario riportare la discussione su un terreno meno emotivo e più razionale. I frati carmelitani sono custodi del santuario del nostro paese da più di un secolo. Sarebbe bello se, innanzitutto, da parte nostra fossero espressi nei loro confronti sentimenti di riconoscenza e di amicizia. Ho notato in questi anni che tanti caivanesi conservano nei loro cuori i nomi, i volti, le foto dei frati che nel tempo hanno avuto modo di conoscere e di amare, alcuni dei quali riposano nel nostro cimitero.
Inoltre. È davvero riduttivo restringere il ministero dei frati carmelitani alla celebrazione dei matrimoni. Chiunque abbia un minimo di confidenza con la chiesa sa bene che i frati oltre a mantenere viva la devozione e officiare il culto alla Madonna di Campiglione, sono disponibili per le confessioni, la direzione spirituale, le celebrazioni eucaristiche anche nella varie parrocchie di Caivano. I frati attualmente sono tre, due italiani e uno straniero. Padre Tarantino, il più anziano, è malato; padre Cosimo insegna teologia, a padre Francesco noi parroci ricorriamo per essere aiutati nelle necessità. Sono d’accordo che un’offerta deve essere spontanea, libera, gioiosa.
In caso contrario non è più un’ offerta ma una tariffa. E le tariffe, come le tasse, sono sempre antipatiche. C’è chi addirittura ha minacciato querele. Ognuno è libero di fare quello che meglio gli aggrada. Parlarne e scriverne civilmente, pacatamente, onestamente non può che fare bene. Alcuni fratelli e sorelle hanno lamentato la mancanza di adeguata ricevuta per la tariffa pagata. Avrebbero potuto chiedere spiegazioni al diretto interessato. Vorrei, solo per amore di completezza e di verità, chiedere loro se la stessa richiesta l’hanno rivolta al parrucchiere, all’estetista, al fioraio, all’addobbatore, al fotografo, ai cantori. O alle varie imprese di pompe funebri presenti sul nostro territorio nel doloroso giorno dei funerali dei nostri cari.
So bene, caro direttore, di aver messo il dito in una piaga purulenta. Le mannaie cadute dall’alto non mi hanno mai fatto simpatia. I problemi della nostra terra e della nostra gente li conosco bene. So bene quanti sacrifici hanno fatto gli sposi e le loro famiglie per coronare il sogno di quella giornata. La parte del gigante la fanno i ristoranti. Da quelle parti gli euro occorre contarli a migliaia non a centinaia. Il discorso investe diversi livelli, da quello fiscale a quello più squisitamente spirituale. In quanto parroco, posso assicurarti che si fa fatica a tenere aperte le chiese, anche per la numerosissima schiera di poveri, non solo stranieri, che continuamente bussano alle nostre porte. Poveri di Caivano, che nelle istituzioni civili, da anni, non trovano il benché minimo aiuto e ai quali se anche la Chiesa dovesse chiudere il cuore non rimarrebbe che la disperazione. Ti ringrazio. Il Signore ci benedica e doni a tutti, laici e clero, la grazia di essere suoi testimoni credibili.
Padre Maurizio Patriciello
Caro Don Maurizio, innanzitutto preciso, a scanso di equivoci, che non sono direttore di questo blog, ma solo uno dei fondatori e dei tanti che scrivono sopra. Capiamo le ragioni più ampie da te illustrate, e sai benissimo che sono un cattolico e seguo comunque da giornalista pubblicista tutti gli eventi, spesso a favore dei più deboli e dei bambini e ragazzi, delle chiese di Caivano, compreso quelle del Santuario di Campiglione, con cui ho un buon rapporto proprio con il rettore. Anzi, abbiamo varie volte sottolineato che Santa Romana Chiesa, vedi ad esempio la mensa Caritas di San Pietro solo per citarne qualcuna, spesso deve fare anche da ammortizzatore sociale perchè, soprattutto al Sud, lo Stato è una parola astratta in tutti i sensi, ma certamente non siamo servili con nessuno. Non oso mettere in dubbio che il clero ha bisogno anche di denaro per andare avanti, specialmente in questo mondo d’oggi dominato ormai dalla Finanza dove tutto ha un prezzo – “senza soldi non si cantano le messe” dice un vecchio detto napoletano -, ma l’articolo poneva in evidenza soprattutto un principio, che purtroppo non riguarda solo la chiesa locale ma anche tante altre sparse in Italia e nel mondo che secondo noi è in contrasto con quanto dicono Gesù e Papa Francesco. Ti ringrazio e ti saluto con affetto caro Don Maurizio e sono d’accordissimo con te: un confronto serio, civile e pacato, come è stato il nostro, comunque, è sempre positivo.
FRANCESCO CELIENTO