Come comunica Radio Vaticana, per il sesto anno consecutivo, il Copercom, Coordinamento delle associazioni per la comunicazione, d’intesa con l’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, ha realizzato un video sul Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il prossimo 28 maggio, che, per volontà di Papa Francesco, dovrà concentrarsi su “Comunicare speranza e fiducia nel nostro tempo”, tema della giornata. Quale testimone è stato scelto don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano, il prete della “terra dei fuochi”.
La speranza e la fiducia a Caivano, e nella terra dei fuochi tutta, le porta don Maurizio Patriciello. Lui risponde alla richiesta del Papa che nel suo messaggio sollecita a non “fissare l’attenzione sulle cattive notizie”, ma a dare spazio anche a quelle buone. “Tutto dipende dallo sguardo con cui viene colta” la realtà, di qui l’invito di Francesco a guardarla “con occhiali giusti” che è quello che cerca di fare don Maurizio, tutti i giorni:
“Noi siamo obbligati a sperare, siamo condannati a sperare, e la speranza non è che viene da noi perché siamo ottimisti. Attenzione, non si tratta – dice il Papa nel messaggio – di un ottimismo così, a buon mercato: si tratta di una realtà. Il nostro Dio ama questa umanità. Il Papa nel messaggio dice chiaramente che le notizie brutte fanno più notizia delle notizie belle. E invece no! Dobbiamo andare proprio a cercare le cose belle anche quando sono nascoste, e ce ne sono tantissime”.
Don Patriciello è un protagonista della buona notizia, e per questo è stato scelto come testimone del video, perché la impersona, spiega Domenico Delle Foglie, presidente del Copercom, e riesce a “raccontarla, a scoprirla a coltivarla nonostante la sua difficile condizione esistenziale”, nonostante viva una realtà così drammatica come quella di Caivano. Domenico Delle Foglie:
“In un posto del sud, una periferia del sud, solcata dal male, dove lo scandalo del male accompagna la vita di tutti i giorni, c’è un uomo che in sé è una buona notizia, un uomo che coltiva la speranza tutti i giorni, coltiva la fiducia di cui il Papa parla, che è la relazione, la capacità di mettere insieme le persone perché possano costruire insieme il futuro e vedere il bene laddove il male, comunque, fa il suo bruttissimo lavoro. Questa è l’esperienza di don Maurizio Patriciello e quindi risponde in pieno alla richiesta del Papa”.
Don Patriciello è un uomo che “non si arrende allo scandalo del male” che, nonostante gli ostacoli che incontra ogni giorno, riesce ad essere testimone di speranza in una periferia del Sud, così come la racconta lui e come la racconta ancora Delle Foglie:
“Io credo che ci sia vietato arrenderci, vietato rassegnarci, anche se arrivano dei momenti in cui anche il cristiano, anche il credente, anche colui che celebra l’Eucaristia alza gli occhi verso il cielo e dice: ‘Signore, dove ti sei nascosto?’. Io sono il parroco della piccola Fortuna, la bambina violentata e poi scaraventata giù dal settimo piano. Prima di Fortuna, da quel palazzo era caduto, o forse scaraventato anche lui, un altro bambino. Antonio aveva 4 anni, Fortuna 6. Sono stati momenti, questi, veramente terribili, difficili. E ancora oggi non è che ne siamo usciti. Per poter parlare di speranza mi dico ogni mattina: noi non ci siamo dati la vita, l’abbiamo ricevuta in dono. E allora abbiamo l’obbligo, abbiamo il dovere di restituire quello che abbiamo ricevuto, in minima parte, sapendo che il Signore continuamente ce ne dà a dismisura. Tutto questo mi dà veramente una grande gioia e anche la forza di continuare a seminare”.
“Devo dire, io conoscevo don Maurizio Patriciello per la sua battaglia sulla terra dei fuochi, ma è stata una grande scoperta incontrarlo dentro il suo ambiente di vita, di missione, la sua comunità, la sua parrocchia, lì dove lui agisce da uomo, da sacerdote, da parroco, condividendo la condizione della sua gente, gente tanto povera, a Caivano. Lì c’è il silenzio assoluto, e questo silenzio è dappertutto, non c’è un’anima viva in giro, c’è lo scandalo del male che don Maurizio deve tutti i giorni toccare. Lui ne fa cenno nel video, quando racconta delle persone uccise”.
Caivano, così come tanti altri quartieri simili, è nato “con il peccato originale”, perché è qui, spiega don Patriciello, “che hanno ammassato tutte le povertà”. Ma al centro di questi brutti palazzoni, dove vivono migliaia di persone, centinaia di famiglie, c’è la parrocchia, la “casa di Gesù” e di don Patriciello:
“Certo, la sera ci sono delle famiglie che non possono mettere il piatto in tavola, altre famiglie sono senza corrente perché non hanno potuto pagare la bolletta, quando a queste famiglie non viene dato un aiuto, tante volte la speranza veramente viene meno. E questo forse è proprio il nostro compito: stare là a dire ‘non ci scoraggiamo’, e farci ‘prossimo’, per quale poco che possiamo, nel senso concreto del termine. Non tutti, logicamente, vivono la speranza allo stesso modo però, quando suona la campana, anche per coloro che non vengono in chiesa, sapere che la chiesa c’è, è aperta, questo è bello”.