riceviamo e volentieri pubblichiamo
di LUIGI SIRICO, consigliere comunale Partito Democratico di Caivano
CAIVANO – Quali sono gli ingredienti minimi indispensabili per poter governare decentemente un paese, soprattutto se difficile come il nostro? Un paese agli ultimi posti della provincia di Napoli per reddito pro capite, che certa miopia politica e anche una certa grettezza provinciale, tipica dei contesti culturalmente più depressi, ha finito per spingere sempre più sull’orlo dell’abisso della povertà strutturale? Una mia opinione, ma credo unanimemente condivisibile, poiché dettata dal semplice buon senso: un gruppo dirigente responsabile e coeso, che abbia sufficienti competenze tecniche e che soprattutto condivida un progetto di cambiamento e una visione di futuro per la comunità, che è chiamata a governare.
Come nasce l’attuale amministrazione ? Dalla voglia smodata e smisurata e quasi patologica di vincere le elezioni, ad ogni costo, e costi quel che costi. Se questo è l’obiettivo ciò che serve non sono le buone idee, né la competenza, né tantomeno la passione civica. Basta il sacro fuoco del tifoso e tanta gente, quanta più è possibile, da mettere insieme per la campagna elettorale, senza andare troppo per il sottile. Ovviamente in questo modo non si costruisce una classe dirigente, ma piuttosto un caravanserraglio di gente che trova momentaneo riparo sotto uno stesso tetto, per provvisoria convenienza.
Chi ha viaggiato in Medio Oriente sa che il caravanserraglio è in genere un grande cortile racchiuso da mura, usato per la sosta delle carovane che attraversano il deserto. Sono luoghi a cui non ci si affeziona, dove si resta solo per un ricovero provvisorio e qualcosa da mangiare. Sono luoghi caotici, non governati, dove ogni avventore rischia di essere assalito nella notte e che ognuno si affretta a lasciare appena possibile. Insomma un bivacco momentaneo. Ecco perché il termine caravanserraglio ha assunto il significato di “luogo di grande confusione”.
La condizione in cui versa l’amministrazione di Caivano è quella di un caravanserraglio, un luogo dove regna una grande confusione, politica ed amministrativa.
Adesso si sono inventati la fase due ovvero il cosiddetto rilancio dell’azione amministrativa. Frasi fatte senza alcun contenuto. La verità è che ci troviamo piuttosto in una fase tre, in cui a prevalere sono la lotta tra gruppi all’interno della maggioranza, dove ognuno sgomita per marcare la propria presenza in giunta. In un clima da processo kafkiano consiglieri e assessori della maggioranza si lanciano accuse reciproche, anche a voce e pubblicamente, oltre che sulla stampa e sui network, in una diatriba incomprensibile e indecifrabile ai cittadini, i quali di tante chiacchiere inutili non sanno che farsene. Vorrebbero piuttosto qualche azione concreta per il paese.
Per questo continuare a parlare ancora di cambi di casacca, di richieste di assessorati e di dimissioni è stucchevole e inutile. Si tratta di dettagli, che sono la conseguenza di una causa che era già tutta scritta otto mesi fa. E francamente non mi appassiona neanche più di tanto la discussione intorno alla incapacità della maggioranza di garantire il numero legale per il regolare svolgimento del consiglio comunale, come è successo il 28 gennaio. Il problema è piuttosto di sostanza: questa maggioranza, dopo otto mesi, non è stata capace di portare in consiglio comunale nessuna proposta programmatica e strategica per il futuro di Caivano.
E’ stata invece la minoranza a porre al prossimo consiglio comunale alcuni temi non più rinviabili per il paese: il nuovo strumento urbanistico; finalmente un piano di sviluppo per il commercio; una fiscalità agevolata per la nascita delle nuove attività commerciali nel centro storico; il collegamento con la nuova stazione ferroviaria di Afragola.
Siamo poi, quotidianamente, impegnati a scongiurare il pericolo che il disordine e la confusione del caravanserraglio, che non è nel deserto né tantomeno è circondato da mura, possa rovesciarsi su tutto il paese e sulle sue istituzioni, spazzando via anche quel poco di buono che si è fatto.
Perché crediamo che nonostante tutto a Caivano siano ancora maggioranza i cittadini che vorrebbe invece vivere nell’ordine di un paese ben amministrato, con competenza, con sobrietà e con rigore, piuttosto che dover assistere sbigottiti a battibecchi, chiacchiere inutili e stucchevoli polemiche tutte interne alla maggioranza.
Eugenio Scalfari, in occasione della morte di Enrico Berlinguer, scrisse un articolo dal titolo memorabile: Straniero in patria. Chi erano gli stranieri in patria? Uomini seri come il comunista Berlinguer, come il repubblicano La Malfa, come i liberali Ernesto Rossi e l’azionista Ferruccio Parri. “ Erano stranieri in patria, rispetto all’Italia alle vongole” (cit.) delle clientele, del pressapochismo, della superficialità, delle chiacchiere, della vuota retorica dietro cui si nasconde in genere una grassa e arrogante ignoranza.
Ecco io credo che nel nostro piccolo, tanti caivanesi si sentano stranieri in questo caravanserraglio. Noi siamo tra quelli.