E’ un lavoro d’inchiesta partito quando l’ex padrino della Nco era ancora latitante e pubblicato con gli ultimi aggiornamenti. Si parla del mistero Pasquale Scotti, il fantasma della camorra risorto nel maggio 2015 e che dominava la zona a Nord di Napoli (Casoria, Caivano, Afragola, ovvero l’allora “trinagolo della morte”). Per oltre 30 anni è stato l’introvabile, tra i più ricercati dagli organi di polizia di tutto il mondo, un “wanted” impresso nella mente di molti segugi dell’Antimafia. Ma chi è veramente il braccio destro di Raffaele Cutolo? Come è stata possibile una latitanza così lunga? Sono alcune delle domande che si sono posti gli autori del libro edito da Iuppiter “Il camorrista fantasma.
Le mille vite di Pasquale Scotti”, arrivato da pochi giorni nelle librerie e negli store digitali. Nel complesso è un testo breve ma molto intenso, scritto senza fronzoli. Gli autori sono infatti tre giornalisti come Enzo Musella (scomparso nel gennaio 2014 proprio mentre scriveva questo libro), Gianmaria Roberti, Gaetano Pragliola e l’ex dirigente di polizia ora in pensione Luigi De Stefano, colui che arrestò Scotti per la prima volta nel 1983 durante il celebre blitz di Caivano, un conflitto a fuoco rimasto leggendario nell’hinterland napoletano. Si tratta di un’opera curata nei minimi dettagli per rispolverare una vicenda per troppo tempo dimenticata dalla maggior parte dell’opinione pubblica e piena di ombre ed intrighi. Per mettere insieme il puzzle sono serviti una marea di documenti ed informative delle forze dell’ordine, raccolte tra fonti ufficiali ed ufficiose, interviste a personaggi della “terra di mezzo” ed illustri uomini dello Stato come l’ex presidente del Tribunale di Napoli Carlo Alemi (un intero capitolo è dedicato proprio alla sua intervista sul caso Cirillo). E’ una storia insomma che toglie il fiato, fatta di omicidi, intrighi, trattative fra Stato e malavita organizzata.
Tre le righe, emerge in modo non troppo velato il forte sospetto che il superkiller di Casoria sia la pedina di un gioco molto più grande e che nella sua seconda vita sia diventato un uomo usato per determinate operazioni, talvolta anche su ordine di pezzi deviati di quello Stato che ufficialmente gli dava la caccia per fargli scontare i tre ergastoli che pendono sul suo capo. Nella narrazione si va dalla guerra di camorra al colpo di Stato in Tunisia. Pasquale Scotti è infatti l’uomo che ereditò il mandato a riscuotere le promesse della Dc per la liberazione dell’ex assessore regionale Ciro Cirillo rapito dalle Brigate Rosse. Ma sa molto anche dell’omicidio del “banchiere di Dio” Roberto Calvi, un finto suicidio – ancora senza colpevoli – inscenato a Londra da un pugno di cutoliani. Sullo sfondo ci sono le ombre della P2, del Vaticano, dei servizi e della mafia. Scotti fuggì la notte di Natale dell’84 in un vortice di misteri, sparendo dalle mappe con la protezione di menti raffinatissime. Una fuga – come hanno ricostruito gli autori – annunciata.
‘O Collier è poi riemerso nel 2015, con le sembianze di un tranquillo uomo d’affari brasiliano. Un imprenditore di successo felicemente sposato e con figli nella città di Recife, sotto la falsa identità di Francisco De Castro Visconti. Nel mezzo, decine di avvistamenti, tracce, catture mancate per un soffio. E il sospetto che il ragazzo di Casoria, reo confesso di 25 omicidi, fosse diventato un killer di Stato, riciclato per le missioni più audaci alla corte di tiranni come Ben Alì. Dopo la sua cattura l’ex primula rossa cutoliana ha tentato di prolungare la sua impunità giocando la carta del perseguitato politico.
Tesi, però, alla quale i giudici brasiliani non hanno creduto, decretando dunque l’estradizione in Italia. Ma anche questo passaggio potrebbe clamorosamente saltare ed il suo ritorno non concretizzarsi mai. Ma questa è un’altra storia ancora tutta da scrivere. Nel libro “Il camorrista fantasma. Le mille vite di Pasquale Scotti” si raccontano 30 anni di misteri con una sola certezza: nessuno fa il latitante per così tanto tempo senza protezioni eccellenti.