Antonio D’Angelo chiede scusa per lo schiaffo dato al sindaco: sono pentito, ma la mia era ed è una situazione veramente disperata…
dall’inviato FRANCESCO CELIENTO
FRATTAMAGGIORE – Lo incontriamo nello studio del suo avvocato d’ufficio, Giovanni Giordano, penalista, che difende Antonio d’Angelo (nella foto sopra), passato alla cronaca locale come aggressore del neoeletto sindaco Simone Monopoli. La sua disperazione si legge sul volto. Alle nostre domande risponde prima il legale.
Avvocato, secondo lei, però, non si é trattato di un’aggressione vera propria.
“Più che sulla dinamica dei fatti, vorrei porre l’accento sulla persona da me assistita, tra l’altro in regime di gratuito patrocinio, a spese dello Stato, perché si tratta di un caso di totale disperazione umana. D’Angelo è una persona senza lavoro, senza mezzi di sostentamento, non ha neanche dimora e si era rivolto alle istituzioni per attenzionarle al proprio caso. Aveva avuto una risposta positiva dal presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, che venuto a sapere che D’Angelo aveva addirittura tentato il suicidio, lo aveva indirizzato alla Prefettura di Napoli affinché questa lo seguisse, rapportandosi ai servizi sociali e alle strutture sovracomunali. D’Angelo, quindi, venne messo in contatto con le strutture sociali di Caivano, con le quali interloquiva quotidianamente, un fatto tra l’altro noto a tutti. Nulla però cambiava, così spinto dalla disperazione si è ritrovato a fare un gesto di cui si è poi ampiamente pentito. La violenza va sicuramente condannata, ma al tempo stesso – e non vuole essere una giustificazione – la disperazione va compresa. L’uomo si è persino rivolto a centri di accoglienza per gli immigrati, venendo rifiutato, ovviamente non ne ha i requisiti.
Il senso dell’abbandono è alla base di questo gesto ed io, in qualità di legale, chiedo al sindaco di Caivano, dottor Simone Monopoli, di comprendere la disperazione e ritirare la querela per alcuni reati: al D’Angelo è contestata la violenza a pubblico ufficiale ed altri come le lesioni personali dolose, la minaccia e l’ingiuria, reati che il denunciante può rimettere a querela di parte. Sarebbe un gesto veramente di grande umanità nei confronti di una persona disperata e anche pentita”.
Quale sarà la linea processuale che adotterete il 15 ottobre, quando si svolgerà la seconda udienza del processo al tribunale di Aversa?
“Abbiamo richiesto il rito abbreviato. Riteniamo che il primo reato contestato, ovvero la violenza e al pubblico ufficiale, giuridicamente non esista. Per quanto riguarda gli altri reati, lesioni personali, minacce e ingiurie, potrebbero essere rimesse dal primo cittadino.
Ribadisco che non serve molto per capire che si è trattato di un gesto dettato dalla disperazione. Ho seguito il signor D’Angelo per un anno per delle inizie, ma basta anche solo vedere la sua bacheca di Facebook per notare la gravità della sua situazione: leggendo a ritroso la sua bacheca si era dichiarato perfino disposto a vendere un rene…”
Infine, è lo stesso D’Angelo a scusarsi, in lacrime quasi.
“Approfitto dell’intervista al mio legale per porgere nuovamente le mie scuse al sindaco Monopoli perchè questi gesti non portano a nessuno e chiedergli, ancora una volta, se può fare qualcosa per me”.