Sono passati 40 anni dal sisma che mise in ginocchio l’intera Campania, con danni e morti prevalentemente in Irpinia.
Alle 19.34 per novanta lunghi secondi la terra tremò, 6.9 gradi di magnitudo e tanta paura, distruzione e morte: 280.000 sfollati, 8.848 feriti e, secondo le stime più attendibili, 2.914 morti con la famosa pagina de Il Mattino che gridava: ‘FATE PRESTO’.
Il sisma fece paura e danni a Caivano come racconta lo storico caivanese Ludovico Migliaccio, all’epoca geometra e tecnico del Comune.
All’indomani del terremoto del 23 novembre 1980 la prima cosa che si rendeva necessaria era accertare la staticità dei fabbricati facendo ricorso alla disponibilità dei tecnici liberi professionisti in considerazione dell’ingente numero di richieste fatte dai cittadini per le verifiche delle loro abitazioni.
Il sindaco Raffaele Del Gaudio dopo pochi giorni firmò proprio la prima richiesta per controllare tutti stabili e iniziò la lunga verifica, con la nascita di due moduli per accertare danni lievi o strutturali.
A Caivano furono riattate molte case con questa tipologia di intervento sia direttamente dai privati beneficiari del contributo sia su delega al comune, che provvedeva all’affidamento delle pratiche a tecnici abilitati ed emetteva il buono contributo a favore dell’impresa affidataria dei lavori.
La Commissione Tecnica preposta all’esame delle pratiche era nominata direttamente dal Commissario Straordinario Zamberletti. Gli interventi di maggiore entità dovevano essere eseguiti con le procedure previste dalla Legge del 14 maggio 1981 n. 219.
Lo stato nell’immediatezza del terremoto aveva messo a disposizione delle popolazioni colpite dal sisma ed inviate anche a Caivano roulotte donate per solidarietà dagli italiani di altre regioni, esse venivano ubicate nei cortili di coloro che avendo avute le proprie abitazioni danneggiate, per lo più occupate da anziani che, perdurando le scosse di assestamento, avevano paura di passare la notte nelle loro abitazioni.
Lo stato aveva provveduto anche ad allestire un Campo Container fra via Frattalunga e Viocciola Santa Chiara su terreni occupati provvisoriamente con provvedimenti speciali previsti dalla legge. I container furono assegnati a coloro che in seguito al sisma erano stati colpiti da ordinanza di sgombero non risultando agibili le abitazioni in cui vivevano. In quella occasione lo Stato per consentire l’allacciamento dei container alla rete fognaria, attraverso la Cassa per il Mezzogiorno, costruì un grosso collettore fognario lungo viocciola S. Chiara confluente in quello esistente di via De Nicola.
Danni anche alle chiese cittadine e in particolar modo al Santuario di Campiglione che poi restò chiuso per diverso tempo, ad oggi l’ala sinistra adiacente ai campi di tennis è ancora in sicurezza in attesa di sovvenzionamenti per la riparazione. Altri lavori poi furono eseguiti anche in altre chiese con il restauro anche di dipinti.
Ingenti danni anche al castello medioevale che anni dopo fu completamente ristrutturato.
La distruzione in Campania portò anche la costruzione di nuove zone e con l’ ordinanza n. 1 del 1981 (allegato VIII.15.a.) si erano identificati i 17 comuni fra cui il comune di Caivano dove furono costruiti da due consorzi, Caivano 1 e COGERI, 750 alloggi di cui 600 per gli sgomberati da Napoli e 150 per i Caivanesi. Il complesso residenziale, comprendente scuole, asilo nido, verde pubblico, parcheggi, Auditorium, centro sportivo e chiesa, prese il nome di “Parco Verde” e ora vi risiedono circa 5.000 persone.